E’ la villa extraurbana più famosa dell’area vesuviana.
La villa deve la sua notorietà alla straordinaria megalografia – quasi una sequenza fotografica di scene teatrali – dipinta sulle pareti del triclinio.
Il complesso edilizio si compone di due zone. In quella principale di tipo squisitamente residenziale, costruita nel II secolo a.C., l’unica attenzione costruttiva è per il lusso e il comfort abitativo. L’altra di tipo rustico e produttivo, legata alla trasformazione dei prodotti della campagna, si aggiunge al nucleo primitivo nel I secolo d.C..
Nella zona rustica, sul lato destro rispetto all’ingresso principale, fu rinvenuto il torchio per la spremitura delle uve che si trovava negli ambienti destinati alla produzione del vino. Dal lato opposto al Peristilio vi sono le cucine, due forni nel cortile, il Larario e un’ampia latrina.
Oltre il cortile delle cucine, vi erano alcuni ambienti per il bagno, attivi in epoca preromana e poi degradati a deposito. Si aprivano intorno ad un piccolo Atrio con quattro colonne dove si trovano anche alcuni piccoli ambienti con decorazioni in secondo stile, tra cui un cubicolo con due letti (doppia alcova).
Il tablino è decorato in terzo stile su fondo nero con la presenza di figurine egizie ed elementi miniaturizzati del culto dionisiaco. Dal tablino si passa in un cubicolo originariamente con alcove, poi trasformato con l’apertura di alcune porte in vano di passaggio. Le decorazioni sono in finto marmo con sovrapposizioni di quadretti a sportelli con rappresentazioni di scene sacrificali e di un dipinto di Dioniso con satiro e menadi danzanti.
Questi soggetti unitamente ai dipinti di sculture di un satiro danzante, della musa Calliope e di Sileno assistito da un servo, creano la giusta cornice introduttiva al vicino “triclinio dei misteri”. Quest’ultimo, come quasi tutta la zona signorile, sorge su un Criptoportico a tre lati, necessario per compensare il naturale declivio del terreno e per creare un’area con saloni, protetti da porticati, aperti sul panorama del golfo di Napoli.
E’ la villa extraurbana più famosa dell’area vesuviana.
La villa deve la sua notorietà alla straordinaria megalografia – quasi una sequenza fotografica di scene teatrali – dipinta sulle pareti del triclinio.
Il complesso edilizio si compone di due zone. In quella principale di tipo squisitamente residenziale, costruita nel II secolo a.C., l’unica attenzione costruttiva è per il lusso e il comfort abitativo. L’altra di tipo rustico e produttivo, legata alla trasformazione dei prodotti della campagna, si aggiunge al nucleo primitivo nel I secolo d.C..
Nella zona rustica, sul lato destro rispetto all’ingresso principale, fu rinvenuto il torchio per la spremitura delle uve che si trovava negli ambienti destinati alla produzione del vino. Dal lato opposto al Peristilio vi sono le cucine, due forni nel cortile, il Larario e un’ampia latrina.
Oltre il cortile delle cucine, vi erano alcuni ambienti per il bagno, attivi in epoca preromana e poi degradati a deposito. Si aprivano intorno ad un piccolo Atrio con quattro colonne dove si trovano anche alcuni piccoli ambienti con decorazioni in secondo stile, tra cui un cubicolo con due letti (doppia alcova).
Il tablino è decorato in terzo stile su fondo nero con la presenza di figurine egizie ed elementi miniaturizzati del culto dionisiaco. Dal tablino si passa in un cubicolo originariamente con alcove, poi trasformato con l’apertura di alcune porte in vano di passaggio. Le decorazioni sono in finto marmo con sovrapposizioni di quadretti a sportelli con rappresentazioni di scene sacrificali e di un dipinto di Dioniso con satiro e menadi danzanti.
Questi soggetti unitamente ai dipinti di sculture di un satiro danzante, della musa Calliope e di Sileno assistito da un servo, creano la giusta cornice introduttiva al vicino “triclinio dei misteri”. Quest’ultimo, come quasi tutta la zona signorile, sorge su un Criptoportico a tre lati, necessario per compensare il naturale declivio del terreno e per creare un’area con saloni, protetti da porticati, aperti sul panorama del golfo di Napoli.