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Lupanare

Regio VII   Insula 12.18

E’ questo il bordello ufficiale della mercantile Pompei, città frequentata quotidianamente da molti avventori, soprattutto commercianti provenienti da altre località.

Sorge all’incrocio di due strade secondarie di via dell’Abbondanza, nei pressi del centro cittadino, non molto distante dal Foro e dalle Terme Stabiane (che sul vicolo del Lupanare avevano un ingresso secondario). Una chiara segnaletica, realizzata incidendo falli sul basolato o su pietre inserite sulle facciate delle case, consentiva il facile raggiungimento della casa di piacere.

La destinazione di questo edificio è esplicita, a differenza dei molti bordelli pompeiani (in tutto sarebbero 25) che sorgono al piano superiore di osterie o di case. Il lupanare era dotato di dieci letti in muratura coperti da materasso, distribuiti in altrettante celle. Cinque erano al piano terra, mentre le più spaziose erano al primo piano, a cui si accedeva da un ingresso indipendente con una scala in legno.

A destra dell’ingresso al piano terra è raffigurato sulla parete un Priapo bifallico con le mani che sorreggono i due attributi, mentre sulle porte delle celle sono illustrate scene di accoppiamenti che pubblicizzavano la “specialità” della prostituta di turno. Le considerazioni dei frequentatori del lupanare, riguardo alle prestazioni ottenute, erano incise sui muri come dimostrano circa 120 graffiti dal contenuto esplicito.

Il lupanare era gestito da un lenone, proprietario delle prostitute, da lui comprate come schiave, soprattutto in oriente, al prezzo medio di 600 sesterzi. Le tariffe praticate variavano da 2 a 16 assi (1 asse valeva circa mezzo sesterzo).

E’ questo il bordello ufficiale della mercantile Pompei, città frequentata quotidianamente da molti avventori, soprattutto commercianti provenienti da altre località.

Sorge all’incrocio di due strade secondarie di via dell’Abbondanza, nei pressi del centro cittadino, non molto distante dal Foro e dalle Terme Stabiane (che sul vicolo del Lupanare avevano un ingresso secondario). Una chiara segnaletica, realizzata incidendo falli sul basolato o su pietre inserite sulle facciate delle case, consentiva il facile raggiungimento della casa di piacere.

La destinazione di questo edificio è esplicita, a differenza dei molti bordelli pompeiani (in tutto sarebbero 25) che sorgono al piano superiore di osterie o di case. Il lupanare era dotato di dieci letti in muratura coperti da materasso, distribuiti in altrettante celle. Cinque erano al piano terra, mentre le più spaziose erano al primo piano, a cui si accedeva da un ingresso indipendente con una scala in legno.

A destra dell’ingresso al piano terra è raffigurato sulla parete un Priapo bifallico con le mani che sorreggono i due attributi, mentre sulle porte delle celle sono illustrate scene di accoppiamenti che pubblicizzavano la “specialità” della prostituta di turno. Le considerazioni dei frequentatori del lupanare, riguardo alle prestazioni ottenute, erano incise sui muri come dimostrano circa 120 graffiti dal contenuto esplicito.

Il lupanare era gestito da un lenone, proprietario delle prostitute, da lui comprate come schiave, soprattutto in oriente, al prezzo medio di 600 sesterzi. Le tariffe praticate variavano da 2 a 16 assi (1 asse valeva circa mezzo sesterzo).

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