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Basilica

Regio VIII   Insula 1.1

L’ingresso principale, contrariamente alla tradizione, era dal lato corto, all’incrocio tra via Marina e il Foro, anche se non mancano due piccoli varchi sui lati lunghi.

Siamo nell’imponente edificio del II secolo a.C., deputato all’amministrazione della giustizia civile, il cui nome è stato ricavato da un graffito (bassilica). In questo luogo non è escluso che si tenessero anche contrattazioni tra uomini d’affari, una sorta di “Borsa”, collocata al centro di una città a forte vocazione commerciale.

La vita nella Basilica era molto movimentata dalla presenza di gente diversa che frequentava questo luogo come uno spazio coperto del Foro. Ne sono testimonianza le centinaia di graffiti, spesso particolarmente volgari, trovati sui muri.

L’ampio spazio centrale – delimitato su quattro lati da 28 larghe colonne in laterizi che raggiungevano un'altezza di circa 11 metri – era coperto da un tetto a falde. Sui muri laterali, decorati con stucco di primo stile, erano addossate semicolonne ioniche. Sovrastava un loggiato dal quale, attraverso larghe aperture sui muri esterni, si illuminava la Basilica.

Sul lato opposto all’ingresso, elevato di circa 2 metri e avanzato rispetto al perimetro rettangolare dell’edificio, si nota uno spazio che sembrerebbe un’altare. Era delimitato sul fronte da sei colonne corinzie, di cui due addossate a tronconi di muro che individuano due vani laterali.

La funzione dell’ambiente elevato corrisponderebbe al tribunale che, non collegato in alcun modo allo spazio principale, ha indotto ad ipotizzare che si trattasse di un’edicola sacra contenente statue di divinità.

Le funzioni giudiziarie, invece, dovevano essere espletate nei due ambienti laterali dai quali, attraverso scale, si accedeva alla cripta posta sotto il podio. In realtà, l’ipotesi più accreditata attribuisce lo spazio a sede del giudice e la mancanza di collegamento fisso, sostituito da una scala in legno, si spiega con la necessità di garantire l’isolamento e l’incolumità del magistrato dalle frequenti reazioni violente degli “imputati”.

L’ingresso principale, contrariamente alla tradizione, era dal lato corto, all’incrocio tra via Marina e il Foro, anche se non mancano due piccoli varchi sui lati lunghi.

Siamo nell’imponente edificio del II secolo a.C., deputato all’amministrazione della giustizia civile, il cui nome è stato ricavato da un graffito (bassilica). In questo luogo non è escluso che si tenessero anche contrattazioni tra uomini d’affari, una sorta di “Borsa”, collocata al centro di una città a forte vocazione commerciale.

La vita nella Basilica era molto movimentata dalla presenza di gente diversa che frequentava questo luogo come uno spazio coperto del Foro. Ne sono testimonianza le centinaia di graffiti, spesso particolarmente volgari, trovati sui muri.

L’ampio spazio centrale – delimitato su quattro lati da 28 larghe colonne in laterizi che raggiungevano un'altezza di circa 11 metri – era coperto da un tetto a falde. Sui muri laterali, decorati con stucco di primo stile, erano addossate semicolonne ioniche. Sovrastava un loggiato dal quale, attraverso larghe aperture sui muri esterni, si illuminava la Basilica.

Sul lato opposto all’ingresso, elevato di circa 2 metri e avanzato rispetto al perimetro rettangolare dell’edificio, si nota uno spazio che sembrerebbe un’altare. Era delimitato sul fronte da sei colonne corinzie, di cui due addossate a tronconi di muro che individuano due vani laterali.

La funzione dell’ambiente elevato corrisponderebbe al tribunale che, non collegato in alcun modo allo spazio principale, ha indotto ad ipotizzare che si trattasse di un’edicola sacra contenente statue di divinità.

Le funzioni giudiziarie, invece, dovevano essere espletate nei due ambienti laterali dai quali, attraverso scale, si accedeva alla cripta posta sotto il podio. In realtà, l’ipotesi più accreditata attribuisce lo spazio a sede del giudice e la mancanza di collegamento fisso, sostituito da una scala in legno, si spiega con la necessità di garantire l’isolamento e l’incolumità del magistrato dalle frequenti reazioni violente degli “imputati”.

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