Lasciando il Foro e percorrendo la via omonima, all’angolo con via della Fortuna, sorge questo tempio edificato a spese di Marco Tullio, parente di Cicerone. Il mecenate, un’autorità pompeiana, più volte duoviro all’epoca di Augusto, creò addirittura la figura dei ministri del culto.
Il tempio aveva quindi una valenza politica che passava attraverso la diffusione del culto imperiale, tant’è che alla proclamazione di un nuovo imperatore i ministri provvedevano immediatamente a deporne una statua nel tempio, dedicandovi anche una lapide esplicativa.
L’edificio di modeste dimensioni, distrutto dal terremoto del 62 e non del tutto ricostruito, ricalcava lo schema del tempio di Giove nel Foro. La cella era su un alto podio, raggiungibile per mezzo di una gradinata interrotta da un poggio su cui era l’altare. All’interno della cella, in un’edicola sul fondo, vi era la statua della Fortuna Augusta e nelle quattro nicchie laterali le statue onorarie.
Lasciando il Foro e percorrendo la via omonima, all’angolo con via della Fortuna, sorge questo tempio edificato a spese di Marco Tullio, parente di Cicerone. Il mecenate, un’autorità pompeiana, più volte duoviro all’epoca di Augusto, creò addirittura la figura dei ministri del culto.
Il tempio aveva quindi una valenza politica che passava attraverso la diffusione del culto imperiale, tant’è che alla proclamazione di un nuovo imperatore i ministri provvedevano immediatamente a deporne una statua nel tempio, dedicandovi anche una lapide esplicativa.
L’edificio di modeste dimensioni, distrutto dal terremoto del 62 e non del tutto ricostruito, ricalcava lo schema del tempio di Giove nel Foro. La cella era su un alto podio, raggiungibile per mezzo di una gradinata interrotta da un poggio su cui era l’altare. All’interno della cella, in un’edicola sul fondo, vi era la statua della Fortuna Augusta e nelle quattro nicchie laterali le statue onorarie.