E’ così chiamato per l’originaria dedica di epoca sannitica. Dopo la colonizzazione divenne Capitolium, tempio dedicato alla triade capitolina di Giove, Giunone e Minerva, seguendo così la scia della tradizione religiosa di Roma, secondo cui nel centro di ogni città doveva esservi un tempio dedicato alle massime divinità dell’Olimpo.
In posizione dominante nel Foro, con alle spalle la mole del Vesuvio, può ritenersi l’immagine emblematica della distruzione di Pompei. Il tempio si eleva su un podio di tipo italico, che misura circa 17 metri di fronte per 37 di profondità, ed è preceduto per l’intero fronte da una gradinata. al culmine di quest’ultima, sei colonne corinzie (alte originariamente circa 12 metri) introducevano ad uno spazio (pronao) che precedeva la cella suddivisa in tre ambienti, nei quali vi erano le statue della triade capitolina.
L’ingresso al tempio è attraverso due strette scale poste ai lati di un’ampia base centrale su cui poggiava l’altare e di due estreme balaustre dove poggiavono statue equestri. Dal rilievo raffigurante il tempio durante il terremoto, ritrovato presso il Larario della casa di Cecilio Giocondo, si ha un immagine di come si presentava l’edificio. Sotto il podio era ubicata la favissa, una serie di locali dove si custodivano gli arredi sacri del tempio, i doni votivi e forse anche l’Erario.
E’ così chiamato per l’originaria dedica di epoca sannitica. Dopo la colonizzazione divenne Capitolium, tempio dedicato alla triade capitolina di Giove, Giunone e Minerva, seguendo così la scia della tradizione religiosa di Roma, secondo cui nel centro di ogni città doveva esservi un tempio dedicato alle massime divinità dell’Olimpo.
In posizione dominante nel Foro, con alle spalle la mole del Vesuvio, può ritenersi l’immagine emblematica della distruzione di Pompei. Il tempio si eleva su un podio di tipo italico, che misura circa 17 metri di fronte per 37 di profondità, ed è preceduto per l’intero fronte da una gradinata. al culmine di quest’ultima, sei colonne corinzie (alte originariamente circa 12 metri) introducevano ad uno spazio (pronao) che precedeva la cella suddivisa in tre ambienti, nei quali vi erano le statue della triade capitolina.
L’ingresso al tempio è attraverso due strette scale poste ai lati di un’ampia base centrale su cui poggiava l’altare e di due estreme balaustre dove poggiavono statue equestri. Dal rilievo raffigurante il tempio durante il terremoto, ritrovato presso il Larario della casa di Cecilio Giocondo, si ha un immagine di come si presentava l’edificio. Sotto il podio era ubicata la favissa, una serie di locali dove si custodivano gli arredi sacri del tempio, i doni votivi e forse anche l’Erario.