La prima cosa da fare una volta entrati in città da Porta Marina è raggiungere il Foro, in alto dopo la ripida via Marina. Si ha immediatamente una visione d’insieme di quella che, per definizione, è la piazza principale di Pompei, destinata esclusivamente ai pedoni e pertanto chiusa al traffico dei carri.
Era il fulcro della vita urbana nel quale erano concentrate le principali funzioni civili, religiose e commerciali della città, dove si incrociavano le principali arterie cittadine. Quì si affacciavano i più importanti edifici religiosi, le sedi degli uffici pubblici da cui si amministrava la città e la giustizia, e alcuni mercati; mancano del tutto edifici privati per abitazione.
Prima di illustrarli singolarmente è opportuno descrivere lo spazio del Foro. La piazza è orientata secondo l’asse nord-sud e misura 142 metri di lunghezza per 38 di larghezza. Essendo sempre stata il luogo del potere politico e religioso, ha registrato, attraverso modificazioni edilizie, tutte le mode, le influenze culturali e politiche ed anche l’evoluzione nel culto delle divinità.
L’architettura della piazza era caratterizzata da un porticato con loggiato che la circondava da tre lati lasciando la visione del tempio di Giove. Era lastricata con travertino, di cui esistono solo poche tracce. Originariamente il colonnato era in tufo nocerino a doppio ordine, dorico in basso e ionico al livello superiore. Ne sono visibili alcuni resti nella parte meridionale del Foro, cosi come restano, nella parte occidentale, tracce delle scale che conducevano al loggiato.
Il colonnato in travertino fu iniziato in epoca giulio-claudia e mai terminato. Nella piazza sono visibili diversi basamenti, usati come podio per statue equestri di imperatori e personaggi influenti della città, tra cui il Suggestum, destinato a tribuna per i comizi. Nessuna statua è stata rinvenuta.
Dopo il terremoto del 62 d.C. il Foro fu trasformato in un immenso cantiere di ricostruzione e tutte le statue furono trasferite altrove. Inoltre, si ipotizza che subito dopo l’eruzione del 79 d.C. la piazza, come altre zone della città, fu saccheggiata dei marmi e persino della pavimentazione.
La scenografia del Foro si concludeva ai lati del tempio di Giove con due archi che alla sommità ospitavano statue equestri. L’arco alla destra del tempio si ritiene dedicato a Nerone.
La prima cosa da fare una volta entrati in città da Porta Marina è raggiungere il Foro, in alto dopo la ripida via Marina. Si ha immediatamente una visione d’insieme di quella che, per definizione, è la piazza principale di Pompei, destinata esclusivamente ai pedoni e pertanto chiusa al traffico dei carri.
Era il fulcro della vita urbana nel quale erano concentrate le principali funzioni civili, religiose e commerciali della città, dove si incrociavano le principali arterie cittadine. Quì si affacciavano i più importanti edifici religiosi, le sedi degli uffici pubblici da cui si amministrava la città e la giustizia, e alcuni mercati; mancano del tutto edifici privati per abitazione.
Prima di illustrarli singolarmente è opportuno descrivere lo spazio del Foro. La piazza è orientata secondo l’asse nord-sud e misura 142 metri di lunghezza per 38 di larghezza. Essendo sempre stata il luogo del potere politico e religioso, ha registrato, attraverso modificazioni edilizie, tutte le mode, le influenze culturali e politiche ed anche l’evoluzione nel culto delle divinità.
L’architettura della piazza era caratterizzata da un porticato con loggiato che la circondava da tre lati lasciando la visione del tempio di Giove. Era lastricata con travertino, di cui esistono solo poche tracce. Originariamente il colonnato era in tufo nocerino a doppio ordine, dorico in basso e ionico al livello superiore. Ne sono visibili alcuni resti nella parte meridionale del Foro, cosi come restano, nella parte occidentale, tracce delle scale che conducevano al loggiato.
Il colonnato in travertino fu iniziato in epoca giulio-claudia e mai terminato. Nella piazza sono visibili diversi basamenti, usati come podio per statue equestri di imperatori e personaggi influenti della città, tra cui il Suggestum, destinato a tribuna per i comizi. Nessuna statua è stata rinvenuta.
Dopo il terremoto del 62 d.C. il Foro fu trasformato in un immenso cantiere di ricostruzione e tutte le statue furono trasferite altrove. Inoltre, si ipotizza che subito dopo l’eruzione del 79 d.C. la piazza, come altre zone della città, fu saccheggiata dei marmi e persino della pavimentazione.
La scenografia del Foro si concludeva ai lati del tempio di Giove con due archi che alla sommità ospitavano statue equestri. L’arco alla destra del tempio si ritiene dedicato a Nerone.