Questo edificio occupa quasi per intero l’Insula che parte da Via dell’Abbondanza e giunge sino al perimetro della Palestra Grande, nella zona dell’Anfiteatro.
L’abitazione particolarmente lussuosa, anche se non è di grandi dimensioni, gode del giardino più vasto di Pompei, recentemente risistemato con l’impianto di essenze originali. La casa presenta uno spazioso Atrio su cui si aprono diversi cubicoli ed un impluvium circondato da una fioriera in muratura. Nel cubicolo di sinistra, dopo l’ingresso, vi è un forno utilizzato per la cottura di vasi in terracotta. Nelle vicinanze fu trovato il sigillo in bronzo che ha permesso l’attribuzione della casa a D. Octavius Quartio, originariamente ritenuta di Loreius Tiburtinus per le numerose scritte elettorali trovate sui muri esterni. In fondo a sinistra, un ambiente di soggiorno fu trasformato in locale di disimpegno per la latrina e la cucina retrostanti.
Dopo l’Atrio vi è un piccolo Peristilio quadrato circondato da alcuni locali. Da notare il salone di ricevimento decorato con una zoccolatura in finto marmo e un doppio fregio, di cui quello inferiore si riferisce alle imprese dei greci contro Troia, mentre in quello superiore è illustrata la spedizione di Ercole contro Laomedonte.
Il giardino posteriore presenta il primo tronco del canale a “T”, che segue la larghezza della casa, e il secondo che si sviluppa per l’intera lunghezza del giardino. Sul lato destro del primo tronco del canale vi è un ambiente decorato con pitture di quarto stile. E’ ritenuto un sacello isiaco per la raffigurazione di un sacerdote di Iside. Sul lato opposto vi è un biclinio per i pranzi all’aperto, collocato ai lati di una fontana absidata. Sulle pareti di fondo del biclinio si ammirano due affreschi raffiguranti, a sinistra, Narciso alla Fonte e, a destra, il doppio suicidio d’amore di Piramo e Tisbe.
Quasi alla confluenza dei due tronchi vi è un’edicola a quattro colonne con un ninfeo che alimenta il tronco del canale lungo oltre 50 mt. Tutto il giardino, che in origine era pergolato e delimitato da alberi d’alto fusto, veniva usato per i riti notturni dei seguaci di Iside. Sembra che i due canali potessero provocare l’inondazione di tutta l’area, imitando così il fiume Nilo che, straripando, fecondava i terreni dell’Egitto.
Questo edificio occupa quasi per intero l’Insula che parte da Via dell’Abbondanza e giunge sino al perimetro della Palestra Grande, nella zona dell’Anfiteatro.
L’abitazione particolarmente lussuosa, anche se non è di grandi dimensioni, gode del giardino più vasto di Pompei, recentemente risistemato con l’impianto di essenze originali. La casa presenta uno spazioso Atrio su cui si aprono diversi cubicoli ed un impluvium circondato da una fioriera in muratura. Nel cubicolo di sinistra, dopo l’ingresso, vi è un forno utilizzato per la cottura di vasi in terracotta. Nelle vicinanze fu trovato il sigillo in bronzo che ha permesso l’attribuzione della casa a D. Octavius Quartio, originariamente ritenuta di Loreius Tiburtinus per le numerose scritte elettorali trovate sui muri esterni. In fondo a sinistra, un ambiente di soggiorno fu trasformato in locale di disimpegno per la latrina e la cucina retrostanti.
Dopo l’Atrio vi è un piccolo Peristilio quadrato circondato da alcuni locali. Da notare il salone di ricevimento decorato con una zoccolatura in finto marmo e un doppio fregio, di cui quello inferiore si riferisce alle imprese dei greci contro Troia, mentre in quello superiore è illustrata la spedizione di Ercole contro Laomedonte.
Il giardino posteriore presenta il primo tronco del canale a “T”, che segue la larghezza della casa, e il secondo che si sviluppa per l’intera lunghezza del giardino. Sul lato destro del primo tronco del canale vi è un ambiente decorato con pitture di quarto stile. E’ ritenuto un sacello isiaco per la raffigurazione di un sacerdote di Iside. Sul lato opposto vi è un biclinio per i pranzi all’aperto, collocato ai lati di una fontana absidata. Sulle pareti di fondo del biclinio si ammirano due affreschi raffiguranti, a sinistra, Narciso alla Fonte e, a destra, il doppio suicidio d’amore di Piramo e Tisbe.
Quasi alla confluenza dei due tronchi vi è un’edicola a quattro colonne con un ninfeo che alimenta il tronco del canale lungo oltre 50 mt. Tutto il giardino, che in origine era pergolato e delimitato da alberi d’alto fusto, veniva usato per i riti notturni dei seguaci di Iside. Sembra che i due canali potessero provocare l’inondazione di tutta l’area, imitando così il fiume Nilo che, straripando, fecondava i terreni dell’Egitto.