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Casa del Fauno

Regio VI   Insula 12.2

Con i suoi tremila metri quadrati di superficie che occupano l’intera Insula con ingresso da Via della Fortuna, è certamente una delle case più grandi e lussuose di Pompei.

Questa abitazione sannitica, costruita agli inizi del II secolo a.C. al posto di una precedente, prende il nome dal bronzetto del Fauno danzante (è visibile una copia) che ornava l’impluvio dell’Atrio tuscanico. Non si conosce nessuna notizia dei proprietari.

La singolarità architettonica della casa si deve non solo alle dimensioni ma al fatto di presentare due atri, due peristili, quattro triclini e una piccola terma. Intorno agli atri si sviluppavano due diverse parti della casa. La prima, con Atrio tuscanico, è riconoscibile dal saluto “Have” scritto a Mosaico sul marciapiede, e dalle pareti dell’ingresso decorate in I stile pompeiano. Era certamente a carattere residenziale, mentre l’altra, riconoscibile dall’Atrio Tetrastilo, era destinata ai servizi.

La zona residenziale presenta, sul lato opposto all’ingresso, il tablinio con pavimento a cubi prospettici, dove fu trovato lo scheletro, forse della ricca padrona, che aveva con se gioielli e monete. Ai lati del tablinio vi sono due triclini invernali, alle spalle vi è il primo Peristilio con 28 colonne di tufo rivestite di stucco. Qui si apre, con due colonne, l’esedra nella quale fu trovato il capolavoro del pavimento a Mosaico della battaglia tra Alessandro Magno e Dario ad Isso. Ai lati di uno dei due triclini estivi che circondano l’esedra vi è un corridoio che conduce nel secondo e più grande Peristilio, con 48 colonne doriche. Qui si notano, a sinistra, un Larario e, a destra, alcuni ambienti per il giardiniere, oltre ad un ingresso secondario dal vicolo di Mercurio.

Nel quartiere di servizio che ha l’ingresso separato dal precedente da due botteghe, si riconoscono alcuni cubicoli per la servitù. In uno stretto corridoio che conduce al Peristilio, vi erano la cucina, la latrina e la piccola terma domestica (costituita dal tepidarium e Calidarium con pavimento sopraelevato) che utilizzava il calore prodotto dal forno dell’adiacente cucina.

Con i suoi tremila metri quadrati di superficie che occupano l’intera Insula con ingresso da Via della Fortuna, è certamente una delle case più grandi e lussuose di Pompei.

Questa abitazione sannitica, costruita agli inizi del II secolo a.C. al posto di una precedente, prende il nome dal bronzetto del Fauno danzante (è visibile una copia) che ornava l’impluvio dell’Atrio tuscanico. Non si conosce nessuna notizia dei proprietari.

La singolarità architettonica della casa si deve non solo alle dimensioni ma al fatto di presentare due atri, due peristili, quattro triclini e una piccola terma. Intorno agli atri si sviluppavano due diverse parti della casa. La prima, con Atrio tuscanico, è riconoscibile dal saluto “Have” scritto a Mosaico sul marciapiede, e dalle pareti dell’ingresso decorate in I stile pompeiano. Era certamente a carattere residenziale, mentre l’altra, riconoscibile dall’Atrio Tetrastilo, era destinata ai servizi.

La zona residenziale presenta, sul lato opposto all’ingresso, il tablinio con pavimento a cubi prospettici, dove fu trovato lo scheletro, forse della ricca padrona, che aveva con se gioielli e monete. Ai lati del tablinio vi sono due triclini invernali, alle spalle vi è il primo Peristilio con 28 colonne di tufo rivestite di stucco. Qui si apre, con due colonne, l’esedra nella quale fu trovato il capolavoro del pavimento a Mosaico della battaglia tra Alessandro Magno e Dario ad Isso. Ai lati di uno dei due triclini estivi che circondano l’esedra vi è un corridoio che conduce nel secondo e più grande Peristilio, con 48 colonne doriche. Qui si notano, a sinistra, un Larario e, a destra, alcuni ambienti per il giardiniere, oltre ad un ingresso secondario dal vicolo di Mercurio.

Nel quartiere di servizio che ha l’ingresso separato dal precedente da due botteghe, si riconoscono alcuni cubicoli per la servitù. In uno stretto corridoio che conduce al Peristilio, vi erano la cucina, la latrina e la piccola terma domestica (costituita dal tepidarium e Calidarium con pavimento sopraelevato) che utilizzava il calore prodotto dal forno dell’adiacente cucina.

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