L’eruzione del 79 d.C. modificò profondamente la forma originaria del cratere del #Vesuvio. Il cono vulcanico, dalle pendici rigogliose, sprofondò creando un cratere con un perimetro di 11 km, oggi conosciuto come Monte Somma, alto 1132 metri.
All’interno si formò successivamente un nuovo cono vulcanico, alto 1277 metri, che rappresenta l’immagine attuale del Vesuvio. Nei dodici secoli dopo la distruzione di Pompei, il Vesuvio ha avuto undici eruzioni. Quella del 1139 fu particolarmente violenta.
In epoca romana, all'inizio del primo millennio, il Vesuvio non era considerato un #vulcano attivo ma un semplice monte ricoperto di lussureggiante vegetazione grazie alla bellezza e alla fertilità dei luoghi.
Già Nel 62 d.C. l'area vesuviana fu colpita da un forte #terremoto che provocò il crollo di molti edifici del circondario nonostante ciò all'epoca non fu ipotizzata alcuna relazione tra il terremoto e la natura vulcanica della zona.
Il 24 agosto dell'anno 79 d.C. il Vesuvio rientrò in attività dopo un periodo di quiete durato probabilmente circa otto secoli, riversando sulle aree circostanti, in poco più di trenta ore, circa 4 Km cubi di magma sotto forma di pomici e cenere incandescente.
L'eruzione ebbe inizio intorno all'una del pomeriggio del 24 agosto con l'apertura del condotto a seguito di una serie di esplosioni causate dalla volatilizzazione dell'acqua della falda superficiale entrata in contatto con il magma in rapida risalita risalita. Successivamente una colonna di gas, ceneri, pomici e frammenti litici si sollevò per circa 15 km al di sopra del vulcano.
Questa fase dell'eruzione si protrasse fino all'incirca alle otto del mattino successivo, e fu accompagnata da frequenti terremoti. Approfittando di una apparente pausa nell'attività eruttiva, nella notte molte persone fecero ritorno alle loro case incustodite. Ma furono sorprese nella mattinata dalla ripresa dell'attività del vulcano durante la quale si verificò il collasso completo della colonna eruttiva, che determinò la formazione di flussi piroclastici che causarono la distruzione totale dell'aree intorno a Pompei, Ercolano e Stabia.
Nella parte terminale dell'eruzione, avvenuta nella tarda mattinata del 25 agosto, continuarono a formarsi flussi piroclastici i cui depositi seppellirono definitivamente le città circostanti, mentre una densa nube di cenere si disperdeva nell'atmosfera fino a raggiungere Capo Miseno.
Nei secoli successivi le eruzioni si fecero più rare e nel XIV secolo si ebbe un lungo periodo di stasi, durante il quale il vulcano fu ricoperto di vegetazione. Negli ultimi decenni del 1500 si verificarono diverse scosse di terremoto, quasi un presagio della catastrofica eruzione del 16 dicembre del 1631. Questa eruzione fu di violenza quasi pari a quella del 79 d.C., e provocò circa 4.000 morti.
Seguirono altre violente eruzioni, come nel 1707, in occasione dell’insediamento della guarnigione austriaca a Napoli, e nel 1794 quando fu distrutta Torre del Greco. Altre significative eruzioni si registrarono tra il 1895 e il 1899. Si ebbero poi le eruzioni del 1906 e del 1944 il cui triste ricordo è ancora vivo nella memoria delle popolazioni che abitano i comuni del territorio vesuviano.
Ad Ercolano, presso la sommità del cratere, fu realizzato nel 1845 l’Osservatorio Vesuviano. E’ un struttura scientifica che ha sotto costante osservazione l’attività, non certo sopita, del Vesuvio. La sua vitalità è manifestata dalle fumarole visibili all’interno del cratere e da una modesta attività sismica.
Successivamente le eruzioni si fecero più rare e nel XIV secolo si ebbe un lungo periodo di stasi, durante il quale il vulcano fu ricoperto di vegetazione. Negli ultimi decenni del 1500 si verificarono diverse scosse di terremoto, quasi un presagio della catastrofica eruzione del 16 dicembre del 1631. Questa eruzione fu di violenza quasi pari a quella del 79 d.C., e provocò circa 4.000 morti. Seguirono altre violente eruzioni, come nel 1707, in occasione dell’insediamento della guarnigione austriaca a Napoli, e nel 1794 quando fu distrutta Torre del Greco. Altre significative eruzioni si registrarono tra il 1895 e il 1899. Si ebbero poi le eruzioni del 1906 e del 1944 il cui triste ricordo è ancora vivo nella memoria delle popolazioni che abitano i comuni del territorio vesuviano.
Ad Ercolano, presso la sommità del cratere, fu realizzato nel 1845 l’Osservatorio Vesuviano. E’ un struttura scientifica che ha sotto costante osservazione l’attività, non certo sopita, del Vesuvio. La sua vitalità è manifestata dalle fumarole visibili all’interno del cratere e da una modesta attività sismica.
Cono del Vesuvio su vista del golfo di Napoli
Parete interna del cratere vesuviano
Il cratere del Vesuvio, prima dell'eruzione del 1767. Incisione di Ambroise Tardieu. Foto di David Pyle.
William Turner - Il Vesuvio in eruzione, 1817
L’eruzione del 79 d.C. modificò profondamente la forma originaria del cratere del #Vesuvio. Il cono vulcanico, dalle pendici rigogliose, sprofondò creando un cratere con un perimetro di 11 km, oggi conosciuto come Monte Somma, alto 1132 metri.
All’interno si formò successivamente un nuovo cono vulcanico, alto 1277 metri, che rappresenta l’immagine attuale del Vesuvio. Nei dodici secoli dopo la distruzione di Pompei, il Vesuvio ha avuto undici eruzioni. Quella del 1139 fu particolarmente violenta.
In epoca romana, all'inizio del primo millennio, il Vesuvio non era considerato un #vulcano attivo ma un semplice monte ricoperto di lussureggiante vegetazione grazie alla bellezza e alla fertilità dei luoghi.
Già Nel 62 d.C. l'area vesuviana fu colpita da un forte #terremoto che provocò il crollo di molti edifici del circondario nonostante ciò all'epoca non fu ipotizzata alcuna relazione tra il terremoto e la natura vulcanica della zona.
Il 24 agosto dell'anno 79 d.C. il Vesuvio rientrò in attività dopo un periodo di quiete durato probabilmente circa otto secoli, riversando sulle aree circostanti, in poco più di trenta ore, circa 4 Km cubi di magma sotto forma di pomici e cenere incandescente.
L'eruzione ebbe inizio intorno all'una del pomeriggio del 24 agosto con l'apertura del condotto a seguito di una serie di esplosioni causate dalla volatilizzazione dell'acqua della falda superficiale entrata in contatto con il magma in rapida risalita risalita. Successivamente una colonna di gas, ceneri, pomici e frammenti litici si sollevò per circa 15 km al di sopra del vulcano.
Questa fase dell'eruzione si protrasse fino all'incirca alle otto del mattino successivo, e fu accompagnata da frequenti terremoti. Approfittando di una apparente pausa nell'attività eruttiva, nella notte molte persone fecero ritorno alle loro case incustodite. Ma furono sorprese nella mattinata dalla ripresa dell'attività del vulcano durante la quale si verificò il collasso completo della colonna eruttiva, che determinò la formazione di flussi piroclastici che causarono la distruzione totale dell'aree intorno a Pompei, Ercolano e Stabia.
Nella parte terminale dell'eruzione, avvenuta nella tarda mattinata del 25 agosto, continuarono a formarsi flussi piroclastici i cui depositi seppellirono definitivamente le città circostanti, mentre una densa nube di cenere si disperdeva nell'atmosfera fino a raggiungere Capo Miseno.
Nei secoli successivi le eruzioni si fecero più rare e nel XIV secolo si ebbe un lungo periodo di stasi, durante il quale il vulcano fu ricoperto di vegetazione. Negli ultimi decenni del 1500 si verificarono diverse scosse di terremoto, quasi un presagio della catastrofica eruzione del 16 dicembre del 1631. Questa eruzione fu di violenza quasi pari a quella del 79 d.C., e provocò circa 4.000 morti.
Seguirono altre violente eruzioni, come nel 1707, in occasione dell’insediamento della guarnigione austriaca a Napoli, e nel 1794 quando fu distrutta Torre del Greco. Altre significative eruzioni si registrarono tra il 1895 e il 1899. Si ebbero poi le eruzioni del 1906 e del 1944 il cui triste ricordo è ancora vivo nella memoria delle popolazioni che abitano i comuni del territorio vesuviano.
Ad Ercolano, presso la sommità del cratere, fu realizzato nel 1845 l’Osservatorio Vesuviano. E’ un struttura scientifica che ha sotto costante osservazione l’attività, non certo sopita, del Vesuvio. La sua vitalità è manifestata dalle fumarole visibili all’interno del cratere e da una modesta attività sismica.
Successivamente le eruzioni si fecero più rare e nel XIV secolo si ebbe un lungo periodo di stasi, durante il quale il vulcano fu ricoperto di vegetazione. Negli ultimi decenni del 1500 si verificarono diverse scosse di terremoto, quasi un presagio della catastrofica eruzione del 16 dicembre del 1631. Questa eruzione fu di violenza quasi pari a quella del 79 d.C., e provocò circa 4.000 morti. Seguirono altre violente eruzioni, come nel 1707, in occasione dell’insediamento della guarnigione austriaca a Napoli, e nel 1794 quando fu distrutta Torre del Greco. Altre significative eruzioni si registrarono tra il 1895 e il 1899. Si ebbero poi le eruzioni del 1906 e del 1944 il cui triste ricordo è ancora vivo nella memoria delle popolazioni che abitano i comuni del territorio vesuviano.
Ad Ercolano, presso la sommità del cratere, fu realizzato nel 1845 l’Osservatorio Vesuviano. E’ un struttura scientifica che ha sotto costante osservazione l’attività, non certo sopita, del Vesuvio. La sua vitalità è manifestata dalle fumarole visibili all’interno del cratere e da una modesta attività sismica.
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