Proseguendo sul lato orientale del Foro, dopo l’incrocio con via dell’Abbondanza, si incontra un imponente ed elegante edificio individuabile dal fregio marmoreo sul portale d’ingresso.
Due iscrizioni, una sul portico marmoreo del Foro e l’altra sull’ingresso secondario da via dell’Abbondanza, fanno attribuire quest’edificio alla sacerdotessa di Venere, Eumachia, erede di una fiorente attività commerciale legata all’industria della lana da parte del marito.
E’ infatti ritenuto la sede della Corporazione dei lanieri e dei tessili. Una diversa interpretazione ipotizza che l’edificio fosse dedicato dalla sacerdotessa alla Gens Iulia e destinato al culto dell’imperatore Augusto, espresso attraverso l’esposizione di statue dei suoi antenati. Non si esclude che le funzioni celebrative e commerciali potessero convivere.
L’edificio di età tiberiana presenta la facciata sul Foro modulata da due absidi e da quattro nicchie rettangolari nelle quali, come si deduce da frammenti d’iscrizioni, erano esposte le statue dei progenitori della famiglia imperiale: Enea, Romolo, Giulio Cesare e Augusto, sul modello di quanto già realizzato a Roma nel Foro Augusteo.
Varcato l’ingresso, si nota sulla destra un locale destinato ad orinatoio. La sua ubicazione, al centro del Foro, si spiega con la necessità di raccogliere le urine, usate come sbiancante nella lavorazione dei tessuti.
Lo spazio interno è caratterizzato da un vasto cortile nel quale sono visibili i resti di un porticato a doppio ordine di colonne e di un Abside che ospitava su un podio la statua della Concordia Augusta.
Oltre il muro del portico, frammentato da ampie finestre, si sviluppava per tre lati il Criptoportico. Qui, alle spalle dell’Abside, è stata trovata la statua di Eumachia, posta in una nicchia adiacente ad un piccolo corridoio che conduceva a via dell’Abbondanza, proprio di fronte alla fontana che dà il nome alla strada. Danneggiato dal terremoto del 62 d.C. fu restaurato solo in parte.